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    Segnalazione | 1986 – Giuseppe Ottomano

    Buongiorno lettori! Oggi ho per voi come sempre un bel romanzo da proporvi: 1986, di Giuseppe Ottomano. Un libro made in Italy dai risvolti divertenti e grotteschi, una lettura per sorridere e distrarsi con due protagonisti un po’ bizzarri, ma assolutamente perfetti per questa storia tutt’altro che banale! 😉
    Ma ecco qualche informazione più precisa, vi lascio qui sotto la scheda libro e un breve estratto..! 🙂

    1986

    Titolo: 1986
    Autore: Giuseppe Ottomano
    Pagine: 232
    Editore: Leucotea Edizioni
    Pubblicazione: 31 Maggio 2016
    Brossura: 16,90 €

    GIUSEPPE OTTOMANO è nato a Bari nel 1965 e vive a Milano dove lavora come contabile in una multinazionale. Tra il 2008 e il 2011 ha collaborato al sito di storia sportiva SportVintage e alla rivista telematica Pianeta Sport.

    SINOSSI: Una cospicua eredità permette a Tommy e Andrea, due giovani e simpatici cialtroni, di intraprendere un viaggio lungo l’Europa per coronare la propria passione: la caccia alle ragazze. Malgrado i ripetuti insuccessi, dovuti in parte all’inettitudine e in parte alla malasorte, non desisteranno mai dal loro proposito originario. Affronteranno così un viaggio trentennale senza meta, che si trasformerà in una sorte di “ricerca del Santo Graal” in chiave moderna e dissacrante. L’intera azione si svolge in un 1986 immutabile, in cui il contesto storico di ogni anno si ripete sistematicamente.

    In un romanzo sospeso tra fantascienza e grottesco, una ridicola coppia di aspiranti seduttori cammina sul filo del mistero del tempo.

      Adesso vi saluto e torno a studiare che settimana prossima avrò due esami niente male…prima però vi lascio un estratto preso dal libro per darvi un’idea dello stile dell’autore e delle situazioni in cui si può inciampare leggendo 1986…a me ispira parecchio, sarà che ho voglia di leggere qualcosa di  più leggero dei soliti libri, per ridere e sorridere di gusto! 😉
     

    “ Di solito è sempre Andrea a fungere da ariete quando si tratta di attaccare, ma in questo momento quello più motivato sono io. Due ragazze bionde mi passano davanti e non me le lascio sfuggire.
       «Hi! Do you speak English?» Chiedo loro al volo avvicinandomi per farmi sentire. Preferisco parlare in inglese: con il francese mi sento ancora un po’ titubante.
       «Yehhwiaanglndyu. Whettebtyinthfrddlhwythst?» Risponde una di loro agitando un bicchiere semivuoto con un intruglio verdognolo sul fondo.
       «Are you English?»
       «Yes. Frmmnchstaa. Ndwheryfrm?»
       «Sorry?»
      «Ifinnktyushdbeollovathmisicndsandtyghwmnbtaaar. Ah ah ah!» La ragazza comincia a ridere sguaiatamente, mentre l’amica, appoggiandomi la mano a conchiglia sull’orecchio, aggiunge:
       «Haikktngprstyundvaabncomstsngthaarwhofhieee.»
    Intanto Andrea comincia a tirarmi per un lembo della camicia e mi urla nell’altro orecchio: «Oh, che ti hanno detto?»

    (cap. 2 – pag. 84/85)

     
    – Franci

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