Titolo: La ragazza del dipinto
Autore: Ellen Umansky
Editore: Newton Compton
Data di uscita: 23 Marzo 2017
Pagine: 352
Rilegato: 10.00 €
Ho iniziato a leggerlo con molto entusiasmo come ho detto, e per circa quattro o cinque capitoli ho tenuto il naso incollato alle pagine nella smania di leggerne sempre di più, finché a un certo punto ho cominciato a stancarmi delle continue digressioni dell’autrice, di quello stile molto simile al “flusso di coscienza” che spesso non è facile da seguire e in particolare dalla storia presente che sembrava non arrivare mai al punto di non ritorno, ovvero a quella fase dei libri in cui accade qualcosa che stravolge la situazione iniziale e si fanno strada conseguenze inimmaginabili che incrementano la curiosità del lettore.
Ho parlato di storia presente perchè il libro è strutturato a capitoli alternati tra presente e passato, con due punti narrativi ben distinti.
Nei primi viene raccontata la storia di Lizzie che dopo la perdita del padre si ritrova in una fase di stallo e insoddisfazione, con un bisogno di cambiamento che la porta a fare scelte che riteneva impossibili. Nei capitoli contenenti il passato invece viene narrata la tragica storia di Rose, una ragazzina ebrea di Vienna che nei mesi prima dello scoppio della seconda guerra mondiale riesce a scappare grazie ai genitori attraverso l’organizzazione denominata in seguito Kindertransport, per poi essere affidata alle cure di una coppia in Inghilterra.
Lizzie è un personaggio che non sono riuscita ad apprezzare, ho trovato fuori luogo la maggior parte dei suoi pensieri e osservazioni, e in generale la sua storia non mi ha presa granché, tant’è che mi è capitato di addormentarmi con il libro in mano la sera proprio nei momenti in cui uno dei suoi capitoli pareva interminabile. La sua vita e la profondità stessa del personaggio sembrano costruite in modo confuso, con sbalzi di umore e opinioni che mi hanno spesso lasciata perplessa. Si è un po’ rivalsa nel finale, ma direi che in generale è una grande sbavatura in una storia con molto potenziale.
Rose è invece una protagonista che mi ha subito attratta per le sue idee e per quel suo modo di vedere il mondo. Mi è piaciuta conoscere la Rose del 1939 e quella del 2006, ma in particolare mi ha appassionata la sua storia, tanto tragica quanto avvincente. Il volto della guerra visto da una ragazzina prima e da una giovane donna piena di dubbi e paure poi, con un temperamento tanto forte quanto fragile e scalfito. Ho trovato incredibilmente interessante vedere l’altro lato della medaglia, leggere i suoi pensieri e le sue vicende da sopravvissuta e il costante tormento che la perdita della famiglia ha lasciato nel suo cuore, un segno indelebile di una parte di storia raccontata ormai con troppa sufficienza, senza mai pensare e riflettere davvero sulle conseguenze oltre sul fatto in sè.
Tuttavia al di là dei capitoli al passato, il libro non mi ha presa quasi per niente e ben presto mi sono trovata a trascinarmi fino a giungere alla fine e a sospirare per la “fatica”. Sarà stato che non mi è piaciuta Lizzie o che lo stile caotico dell’autrice mi ha molte volte mandata in confusione, o il fatto che in realtà per ingranare la storia ci ha messo davvero parecchie pagine e quindi tempo, ma non è stata una lettura piacevole o scorrevole come mi ero immaginata.
Mi è però piaciuto il risvolto emozionale, il confronto tra due donne molto diverse che riescono però a capirsi e a confrontarsi, che ha occupato gran parte dello svolgimento, ma che ha reso il finale ancora più ricco di emozioni, con una commovente scena che rivela l’intensità della perdita e della sofferenza provata da entrambe, anche se a livelli differenti.
Purtroppo però a svalutare ancora di più questa lettura c’è, come ho già accennato, un ultimo fattore che devo sottolineare perchè non riesco proprio a ignorarlo. Il titolo e la cover stessa del libro nell’edizione italiana sono fuorvianti, sebbene è ciò che inizialmente mi aveva attratta a primo impatto. Con il titolo “La ragazza del dipinto” io spero che chi l’ha scelto si riferisse a ognuna delle due protagoniste che in tempi diversi hanno posseduto il quadro di cui si parla, un modo per accomunarle e far intendere che il loro legame vada oltre l’aver condiviso un oggetto nel corso della loro vita. Mentre per il quadro in copertina con raffigurata la ragazza non ho alcuna spiegazione, frutto probabilmente di una disattenta e veloce revisione grafica, che ho trovato davvero fastidiosa. Avrei preferito una cornice vuota come è invece nell’edizione originale intitolata The fortunate ones.
Dopo una recensione così altalenante, ma principalmente negativa, non posso che dare come valutazione a La ragazza del dipinto un mesto 2/5. Un punteggio basso per una lettura che mi ha conquistata a metà, lasciandomi insoddisfatta e con un groppo di amarezza che proprio non va giù.
Consiglierei questo libro… a chi è in cerca di un romanzo che parli di perdita, sopravvissuti e dell’inevitabile e dannosa umanità che ci distingue, senza troppe pretese di stile e chiarezza.
Mi duole il cuore dover scrivere così tante negatività parlando di un libro, ma se non ci fossero letture di questo genere non potremmo apprezzare la bellezza di tutte altre!
5 Commento
Ciao Francy! Mi dispiace non ti sia piaciuto il libro. Presto lo leggerò anch'io.. Spero mi piaccia un po' di più 🙂
Ciao Jasmine, mi spiace anche a me..la storia ha un grande potenziale e come ho detto mi ha molto appassionata, ma lo stile mi ha lasciata un po' annoiata purtroppo e infastida, ma è soggettivo quindi spero che invece a te piacerà! 🙂
Non sei l'unica che ho letto con questo parere. Io non l'ho letto ma erano più negative che positive le cose su questo libro.
Peccato.
Mi spiace molto, perchè le premesse non erano male..! 🙁
Si infatti, pensavo meglio.