Fin dalle prime pagine si capisce che nel gruppo di amici non scorre buon sangue, al contrario, sembrano esserci troppi segreti e situazioni in sospeso perchè possa esserci davvero armonia, e un normale weekend in montagna si trasforma ben presto in un incubo in cui ognuno di loro inizia a bere per affogare il proprio rancore, la propria rabbia o la propria incapacità di non accettare la realtà, a seconda dei casi. Il risveglio dopo quell’enorme sbornia è però da film horror, ed è la voce narrante della protagonista a descrivere lo scempio di sangue in cui i corpi di due dei suoi migliori amici riversano in cucina.
Ciò che segue sono circa duecento pagine di diffidenza, ansia e sospetto, perchè la baita era chiusa dall’interno e solo uno dei cinque sopravvissuti può essere stato l’assassino.
Ma soprattutto, ciò che troviamo tra queste pagine, è una cotta adolescenziale, una storia d’amore che cresce tra un appostamento e l’altro, un interrogatorio alla polizia e un improvviso omicidio di qualcuno che forse aveva capito chi fosse il vero assassino. Insomma, ciò che ci troviamo a leggere sono le paturnie (nemmeno paranoie, paturnie) della protagonista, Mackenzie, riguardo quanto possa fidarsi dei suoi amici e quanto le piaccia sempre più Blake, il suo compagno di investigazioni.
La verità è che questo libro è anche scorrevole, si legge in un baleno proprio per la sua leggerezza e per il desiderio di sapere come andrà a finire, ma purtroppo non riesco a togliermi dalla mente la continua associazione durante la lettura tra questa storia e la serie TV Pretty Little Liars. In pratica, una storia di adolescenti parecchio incasinati, con genitori quasi inesistenti, che manco fossero Miss Marple indagano e si impicciano degli affari della polizia, investigando a loro completo rischio, visto che l’assassino è qualcuno che conoscono e che non sapendo chi è può ancora colpire in qualsiasi momento, con un finale che dopotutto non ha nemmeno poi un senso così tanto coerente con ciò che viene invece raccontato nel mentre della storia.
Insomma, capirete che dopotutto non l’ho amato, non mi è piaciuto, ma non è nemmeno un libro da scartare proprio per la capacità dell’autrice di rendere non solo leggibile, ma anche incalzante una lettura con così tante lacune. Quindi, complimenti signorina Preston, è riuscita a farmi leggere con curiosità un libro che nemmeno mi stava piacendo, e davvero a una velocità di lettura particolarmente elevata.
Consiglierei questo libro? Ma certo, a chi non è in cerca di un thriller particolarmente complesso, senza una grande logica omicida e investigativa. Lo consiglio quindi a chi è in cerca di una lettura leggera, ma con un bel po’ di suspense, diffidenza e sospetto a dare un colpo di twist alla narrazione.
Ma adesso sono curiosa di sentire i vostri pareri su questa lettura che spero alcuni di voi abbiano letto, proprio per capire se è stata tutta una mia impressione o se vi siete trovati in accordo con me.
LO AVETE LETTO O LO LEGGERETE?
Attendo con ansia una bella discussione e qualche opinione contrastante, giusto per fare un paio di intriganti chiacchiere librose! ^-^
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