Libri, Libretti, Libracci
  • Concorso IN MILLE PAROLE

    Il mio Natale, di Tania Anastasi – Vincitore Dicembre 2019

    Buon pomeriggio lettori! Presentiamo oggi il racconto vincitore dell’edizione di Dicembre del Concorso In Mille Parole indetto dal blog Vuoi Conoscere un Casino? di Alex, concorso letterario in cui io, Alex e Simona de Il Mondo di Simis abbiamo ricoperto anche questa volta il ruolo di giurate e nuovamente sono rimasta colpita da come un singolo argomento potesse dare vita ai racconti più disparati!

    Visto il periodo, il tema scelto inevitabilmente per questa seconda edizione è il Natale, un argomento che come avrete immaginato ha dato modo agli autori partecipanti di giocare con lo spirito natalizio, le buone azioni e i desideri più reconditi, esattamente come ha fatto l’autrice vincitrice del concorso!

    L’autrice vincitrice di questa seconda edizione è TANIA ANASTASI che con il suo racconto a tema Natale “IL MIO NATALE” ci ha fatto commuovere e sospirare. Non avrei mai associato il Natale a un dramma simile, eppure Tania è stata in grado di portare la magia del Natale anche in una problematica così attuale e tangibile. Complimenti!

    Di seguito potete leggere il racconto, buona lettura!

    IL MIO NATALE, di Tania Anastasi

    Ancora mi rivedo. Ero una bimba credulona, credevo a tutto, anche alla storiella che i bambini nascevano sotto un cavolo. Certo, non mi spiegavo come avesse fatto mia sorella, più piccola di me, a procurarsi un cavolo e nascerci sotto, visto che stavamo in città, ma ci credevo. Anche alla fata del dentino, a Babbo Natale e alla Befana credevo. Poi si sa, crescendo si perde l’innocenza dei bambini e il mondo cambia. Non è una perdita improvvisa. Un giorno perdi la fata del dentino, perché vedi tua madre posare le monete e prendere il dentino. Poi perdi la Befana, perché noti che sotto quegli stracci rattoppati vi è la stessa gonna di tua madre, che risulta assente nella stanza. Ma Babbo Natale no. Ancora ci credi, anche se hai perso l’innocenza, anche se sai che non esiste. Lasci l’uomo, non lo spirito di ciò che rappresenta. Quell’atmosfera la senti, la cerchi nelle decorazioni che vedi per strada, nei presepi che vai a visitare. Quando per strada o nei supermercati vedi un uomo vestito da Babbo Natale, lo associ alla tua vita da bambina, a quando lui ti prendeva sulle sue gambe e con il viso si avvicinava a te. Allora tu sorridevi perché la barba ti faceva il solletico e lui lo faceva apposta, muovendo la testa da un lato all’altro e contento ti chiedeva quale fosse il tuo desiderio. E tu, tutta eccitata, certa che venisse esaudito, glielo sussurravi all’orecchio. Quanto sarebbe bello farlo pure ora! Potrei sussurrare di desiderare di diventare madre, di svuotare tutto quel bene che vorrei dare e donarlo a un figlio. Quel sussurro sarebbe come un vento caldo sul suo viso. Ma questo desiderio posso solo custodirlo nel mio cuore, perché sono cresciuta, perché so che lui non c’è più: scomparso con la mia età da adulta. Anzi a dirla tutta, sono pure infastidita di vedere sul viso degli altri quella felicità che ora non ho. Quella corazza che indosso è perfetta: nessuno vede oltre, nessuno si accorge del mio dolore.

    Fino a quando non sento mio marito parlare di riprovarci.

    Riprovarci. Odio questa parola, non è un gioco che se perdi ci riprovi. E’ un martirio, una cosa che ti lascia cicatrici e non solo fisiche. Settimane di punture, ecografie di monitoraggio, prelievi di ovociti, giorni di speranze e di perdite. Come si può affrontare di nuovo tutto questo? Una, due, tre… fino a che un giorno arrivi e urli: “Basta, non è destino.”. Ma mi lascio convincere, anche stavolta, un ultima volta. E riprendo da capo. E mi rivedo. Quanto vorrei credere che tutto si possa risolvere con una lettera a Babbo Natale!

    Mentre sono assorta in questi miei pensieri, mi si parano davanti tre bambini: “Ciao signora”, mi salutano con voce allegra. Io rispondo infastidita ma in modo educato: “Ciao”, null’altro, proprio per fargli capire che non ho intenzione di dialogare con loro. “Siamo gli elfi di Babbo Natale. Vedi quel signore seduto su quella sedia? E’ lui” continuano loro, senza lasciarsi per niente bloccare dal mio modo sbrigativo. Io faccio finta di non sentirli e continuo a camminare per la mia strada. Uno di loro afferra la manica della mia giacca, in modo da farmi rallentare e con una espressione buffa sul viso: “Ti prego, fermati. Lo so che pensi di perdere solo tempo con noi, ma se non lo farai grideremo così forte che le persone ti guarderanno male. Avvicinati a lui. Non te ne pentirai, fidati”. Io ero già pentita di essere uscita quel giorno, figuriamoci se mi andava anche di fermarmi a parlare con tre mocciosi e con un vecchio rimbambito, con un vestito che sembrava fosse stato usato da troppo tempo. Ma non volendo portare ancora alle lunghe quella situazione, a malincuore decido di fermarmi. Troppi erano i ricordi belli comunque legati alla figura di Babbo Natale.

    Ancora mi rivedo. Mio padre e mia madre che mi aiutavano ad aprire i regali, il profumo di abete dentro casa, quello della cucina con le lasagne fatte da mia nonna, le nostre risate. Tutte cose ormai perse, come persa è la mia ingenuità.

    Allora decido di seguire quei bambini, perché sapevo già ciò che non erano: non erano elfi. Mi piazzo davanti al vecchio e lui mi sorride, di un sorriso quasi ipnotico o forse ero io che volevo essere catturata. Vicino a lui c’è un’altra sedia e mentre mi guarda sento come se un calore sciogliesse quella corazza che mi ero costruita, come se un fuoco dentro si stesse impossessando di me e dei miei ricordi. Io come una bambina lo saluto: “Ciao Babbo Natale” e lui subito mi fa cenno di sedermi. “Ho rivisto quella bambina che già conoscevo. E’ una soddisfazione ogni volta vedere riaffiorare l’innocenza” fa lui con un vocione che sembrava uscire direttamente dalla barba bianca. Io gli chiedo allora:” Cosa stai vedendo? Nemmeno io so più cosa sono. Per molti non sono una donna, non do figli al mio compagno. Non sono nemmeno una madre, perché dicono non ci metta molto impegno nel diventarlo”. Qualche lacrima mi scende sulla guancia e lui, con la mano coperta con un guanto stranamente bianco e pulito, mi asciuga il viso. Poi prende una busta e fa il gesto di fare scivolare quelle mie lacrime li dentro. “Ecco Maria, hai appena scritto la tua speciale lettera a Babbo Natale. Il tuo cuore era arido prima di sederti su quella sedia. Ora lo hai innaffiato con queste lacrime che hanno sciolto quel velo con cui lo avevi avvolto. Adesso che hai ripreso a credere in me, con la stessa innocenza di quando eri bambina, nel mio sacco metterò qualcosa anche per te.”

    Ancora mi rivedo rientrare a casa, aprire la buca e prendere la posta. Pubblicità, biglietti d’auguri, bollette e…la lettera del laboratorio analisi. Non ero stata tanto bene e avevo fatto delle analisi di routine: azotemia, glicemia, emocromo… Il check up era tutto nella norma e mi rivedo pure a leggere anche il secondo foglio, bhcg 268,000 mlU\ml. Adesso avrò anch’io il mio Natale.

    Se vi è piaciuto, potete continuare a conoscere questa autrice attraverso il suo libro di poesie SU UNA NUVOLA DI PIOGGIA, un libro di poesia nato semplicemente dalla passione per questo genere letterario spesso sottovalutato. Vi lascio qualche info sul libro e vi ricordo che l’intervista all’autrice andrà in onda nei prossimi giorni su Vuoi Conoscere un Casino on air.

    TITOLO Su una nuvola di pioggia
    AUTORE Tania Anastasi
    EDITORE Self-publishing
    PAGINE 76
    CARTACEO 10.00 €  | E-BOOK 2.99 €  
    (CLICCA SULLA COPERTINA PER ACQUISTARLO)

    Tania Anastasi ha visto la pubblicazione del suo primo libro di poesie, SU UNA NUVOLA DI PIOGGIA, e sta attualmente lavorando su una nuova opera che vedrà presto la luce e che si concentra sul tema dello sfruttamento minorile a inizio ‘900. 

    Potete leggere un’intervista all’autrice QUI.

    Su una nuvola di pioggia sono poesie che non sono solo d’amore. L’autrice ha voluto mettere su carta le emozioni di eventi accaduti, uno sguardo a temi di disabilità, di violenza sulle donne, di viaggi della speranza, ricordi personali. Sono lacrime che si trasformano in inchiostro per mettere su carta queste emozioni. Sono parole che viaggiano su nuvole e quando diventano un peso si tramutano in pioggia.

    Ed ora vi saluto, ma vi lascio il “podio” di questo concorso, con i link ai due racconti arrivati secondo e terzo. Se volete seguire il concorso che a breve verrà rinnovato ad una terza edizione, potete farlo sul gruppo facebook VCUC – Concorso letterario In Mille Parole.

    PODIO IN MILLE PAROLE #2 - IL NATALE

    1 IL MIO NATALE, di Tania Anastasi

    2 LA TREGUA DI NATALE, di Alessandro Ricci

    3 LA MAGIA DEL NATALE, di Ilaria Vecchietti

  • Potrebbero anche interessarti

    Nessun commento

    Lascia un commento