Buongiorno lettori! Per chi non lo sapesse, oggi ricorre l’anniversario della nascita di Hans Christian Andersen, autore di numerose fiabe, tra cui “La Sirenetta” ed è proprio di quest’ultima che vorrei parlarvi con un post un po’ diverso dal solito.

NON TROPPO BREVE PREAMBOLO…
Prima di scendere nei particolari però, devo fare una premessa: questa fiaba mi è sempre piaciuta molto, ma c’è stato un momento in cui mi sono trovata a dover confrontare obbligatoriamente la versione Disney (che nella mia tenera età pensavo fosse la storia originale) con quella scritta dal caro Andersen. Quel momento fatidico è stata la recita di fine anno di quarta elementare, quando uno dei maestri della mia scuola ha pensato bene di farci interpretare la versione originale di Andersen, inserendo qualche canzoncina del cartone animato disney giusto per non farci mancare nulla. Per la cronaca, io ero una delle sorelle di Ariel mangia marinai.
Allora rimasi scioccata nello scoprire che la versione di Andersen è molto più tetra, oscura e drammatica, ma rimasi legata alla storia della sirena, mi piacque persino di più quando scoprii con quanta tenacia e sofferenza aveva perseguito il suo sogno, d’altronde ero una bimba dai grandi obiettivi: soldatessa a capo dell’esercito italiano, astronauta per la NASA, matematica…scegliete voi quello che preferite, tanto ogni anno cambiavo idea sul mio grande destino.
Tutto questo preambolo per dire che negli anni ho scoperto che molti non conoscono la vera storia de “La Sirenetta” scritta da Andersen ed è un vero peccato perchè nella sua drammaticità è davvero bella, ha un suo perchè, è speciale. Quindi per questo anniversario ho deciso di fare un breve approfondimento sull’argomento (che come lettori del blog vi state per beccare! :P).
LA VERA STORIA DE "LA SIRENETTA" DI ANDERSEN
La fiaba di Andersen non è una fiaba per “deboli di cuore”, iniziamo da questo. Per inseguire il suo sogno la giovane sirenetta deve sopportare un’infinità di sofferenze, sia emotive che fisiche, inoltre l’atmosfera è sempre più cupa proprio per l’aspetto emotivo che in un crescendo va verso l’angoscioso e ansioso andante.
Andersen non ci racconta quindi una storia felice, ci racconta la storia di un sogno e della sirenetta che lo inseguì con tutta sè stessa. Ed è questo ciò che più mi ha sempre affascinato, ovvero il desiderio cieco della protagonista di arrivare all’obiettivo. Tanto da non ascoltare nessuno degli avvertimenti che le vicende le “urlano” nel corso del racconto: lei deve raggiungere il suo sogno.
“«So bene che cosa vuoi!» disse la strega del mare «sei proprio ammattita! comunque il tuo desiderio verrà soddisfatto, perché ti porterà sventura, mia bella principessa! Vuoi liberarti della tua coda di pesce e ottenere in cambio due sostegni per camminare come gli uomini, così che il giovane principe si innamori di te e tu possa ottenere un’anima immortale!»“
Ma centriamo meglio il punto, perchè nella fiaba originale l’obiettivo della sirenetta è vivere in superficie e avere un’anima, in quanto le sirene non ce l’hanno, vivono trecento anni e poi diventano semplice schiuma di mare, mentre gli uomini vanno in paradiso dopo la morte.
Anche quando la Sirenetta conosce il Principe il suo amore per lui rimane legato al fatto che stando al suo fianco può vedere tutto ciò che accade sulla terraferma, la bellezza che gli uomini hanno creato, e sperare un giorno di sposarlo per ottenere con il matrimonio parte dell’anima del Principe.
Da sottolineare quindi che la storia d’amore non sarà mai reale per entrambi, oserei dire per nessuno dei due.
E qui arriviamo ad un altro fattore prepotente della trama, ovvero che il Principe la vedrà sempre come la “sosia” del suo grande amore, senza mai approfondire il legame. La tratterà sempre come una sorta di “animaletto da compagnia”.
“Tutti rimasero incantati, soprattutto il principe, che la chiamò la sua trovatella, e lei continuò a danzare, anche se ogni volta che i piedi toccavano terra, era come toccassero coltelli affilati. Il principe le disse che sarebbe dovuta rimanere per sempre con lui e le diede il permesso di dormire fuori dalla sua stanza su un cuscino di velluto“.
E cosa fa Andersen a questo punto? Riporta in gioco il grande amore del Principe, tanto somigliante alla nostra protagonista. L’autore introduce nella vita del Principe la Principessa di un regno confinante, la stessa ragazza che lo aveva trovato sulla spiaggia dopo che la Sirenetta lo aveva salvato da un naufragio. Principessa cui è promesso in sposo.
È qui che come lettori ci rendiamo conto che la Sirenetta ha smesso di lottare quando ha incontrato il Principe, quando ha creduto che lui fosse la risposta e la soluzione, che avrebbe realizzato il suo sogno e che non c’era più bisogno di lottare.
Ed è sempre qui che ha inizio il tragico finale perchè dopo aver subito sofferenze fisiche per la trasformazione, essere diventata muta, aver subito “ridicolizzazioni” nell’attesa che lui imparasse ad amarla, la Sirenetta si ritrova all’ennesimo bivio, una prova che mostrerà in realtà la sua debolezza e che non ho mai apprezzato del tutto, ma che segna chiaramente il punto di rottura. Grazie al sacrificio delle sorelle, la Sirenetta uccidendo il Principe potrà tornare a vivere nell’oceano, perchè dopotutto quello che interessa alla strega è solo togliere una vita.
La Sirenetta assume una consapevolezza “umana”, tutto ciò che ha fatto si dimostra inutile e così sceglie di non reagire, si ferma prima di poter tornare ad essere una sirena. Perde sé stessa pur di non ucciderlo e compiere forse l’ennesima scelta sbagliata.
Un finale che viene stemperato da una trovata dell’autore ancora più fantasiosa, un’ultima chance che ho sempre cercato di ignorare perchè mi è sempre sembrata una “stroppiatura”, ma a questo punto lascio a voi giudicare:
A QUESTO LINK POTETE LEGGERE LA FIABA DE “LA SIRENETTA” DI H.C. ANDERSEN
Un racconto che forse spiegato così sembra solo una fiaba cupa e senza lieto fine, ma che proprio per questi suoi due caratteri si mostra incredibilmente d’impatto, coinvolgente, quasi reale perché nella vita nulla va davvero come vorremmo, ma soprattutto è una storia da cui da bambina trassi un unico grande insegnamento, ovvero che per realizzare i propri sogni e raggiungere i propri obiettivi bisogna lottare “con le proprie mani”, far succedere le cose e non attendere che queste in qualche modo accadano.
Questa è la morale che ne ho sempre tratto, giusta o sbagliata che sia, che mi ha sempre fatto amare questa fiaba.
L’errore della Sirenetta ho sempre pensato essere stato l’aver messo il proprio sogno nelle mani del Principe, credere in lui più che in qualsiasi propria capacità.
Ed ora vi saluto, spero abbiate apprezzato questo post un po’ diverso in cui ho messo molto di me stessa, e proprio per conoscervi meglio sono curiosa di sapere se c’è una fiaba cui siete legati e per quale motivo, è sempre bello sentire le vostre storie! ^^

4 Commento
Sapevo del finale, ma tanti particolari mi erano sconosciuti. So anche che tutte le favole Disney sono state addolcite per i più piccoli, e sinceramente è stato un bene XD Da adulti invece arrivare alla consapevolezza della realtà ha un fascino enorme, almeno per me…
Concordo, da piccoli in effetti è giusto conoscere le fiabe addolcite e con un bel lieto fine, da grandi però sono sicuramente più interessanti raccontate nella versione originale! ^^
La storia originale mi piace moltissimo, una fiaba da leggere!
La Disney a modificato le fiabe per renderle adatte ai bambini, ma da piccola avevo visto un cartone su “La Sirenetta” abbastanza fedele alla fiaba, compreso il finale. L’avevo poi ritrovata su Youtube, ti lascio il link se ti interessa: https://www.youtube.com/watch?v=hoNHC3t106M
Ciao Ilaria! Ti ringrazio, ma sai che non mi è nuovo come immagini?
Chissà, magari l’ho visto di sfuggita qualche volta… comunque lo guardo molto volentieri! *-*