Titolo: The Revival (The Young World #3)
Autore: Chris Weitz
Editore: Sperling & Kupfer
Data di uscita: 22 Novembre 2016
Pagine: 262
Rilegato: 19.00 € E-book: 9.99 €
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La narrazione riprende esattamente da dove eravamo rimasti con il secondo volume e fin qui tutto bene, infatti veniamo subito catapultati nel mezzo dell’azione che è nuovamente protagonista delle vite di Donna e Jefferson, ma questa volta in modo meno travolgente ed intenso. Quello che stona in questo terzo libro è una superficialità che si fa sentire fin troppo, l’autore sembra aver perso quella capacità di trasportare il lettore in una sorta di universo hollywoodiano da film post-apocalittico e quella che ci si ritrova a leggere è una corsa contro il tempo, contro i “cattivi”, alla stregua di una missione che sembra a dir poco impossibile.
Ed ecco ciò che mi ha fatto desiderare di aver sottomano un quarto libro, più degno di questo di mettere la parola fine a quest’avventura, con più sostanza e meno conclusioni affrettate. Mi è sembrato che Weitz volesse chiudere il prima possibile con questi personaggi e questa storia per passare oltre, una sensazione che ovviamente ha reso meno entusiasmante la lettura, come se dovessi cercare di non perdere un treno o rischiassi di non arrivare in tempo a un appuntamento importante. Insomma, una fretta sgradita che non mi ha permesso di soffermarmi su nulla, e in effetti l’autore stesso non si spende troppo in descrizioni o riflessioni.
Naturalmente sono ormai così appassionata a The Young World e ai suoi giovani protagonisti che non ho potuto abbandonare la lettura. Ho lasciato che le voci di Donna e Jefferson mi trascinassero in questo folle e piatto piano, verso i piani alti, tra riferimenti espliciti a serie TV attuali, colpi di scena e momenti di pura adrenalina.
Non posso poi dire che non ci siano stati fattori all’altezza di un bestseller, ma Weitz ha alzato tanto il tiro nelle precedenti opere che a questo punto avevo davvero aspettative impossibili. Ma come sempre ho apprezzato le sue scelte coraggiose, come quella di cambiare struttura e aggiungere delle “voci” alla storia, lasciando spazio a personaggi che fino ad allora erano quasi rimasti marginali, le cui riflessioni hanno dato senso finalmente ad alcune loro azioni, soprattutto ho amato un punto di vista particolare, quello di Evan, uno dei villain di questa distopia.
Il suo modo di vedere il mondo, di paragonarsi all’eroe e soprattutto di giustificare attraverso ricordi del passato le proprie azioni mi ha molto coinvolta. Non che li condivida, rimane comunque un ragazzo folle dalla perfidia incrollabile, ma ha dato una completezza alla storia che altrimenti non sarei riuscita ad apprezzare tanto, soprattutto in questo terzo libro tanto scarno.
Un epilogo che dopotutto mi ha soddisfatta almeno nella scelta conclusiva, un colpo di scena meravigliosamente pensato che ha dato una spinta positiva a una lettura altrimenti in caduta libera. Il mio voto? Qui la cosa di fa difficile. Come avrete capito non sono riuscita ad amare esageratamente questo libro, ma se avete letto i precedenti volumi saprete che nonostante tutto Donna e Jefferson sono due protagonisti formidabili, che l’universo di The Young World, o meglio, Manhattan ha un che di epico nella sua veste post-apocalittica, tra gang criminali, neo-nazisti, bibliotecari cannibali e inguaribili utopisti come Jefferson.
“Chapel ci aveva attirati con menate molto idealiste e altruiste, tipo che voleva salvare tutti noi poveri piccoli stronzi post-apocalittici. Altrimenti mica l’avremmo aiutato. Ma qualcosa in tutta questa storia, a partire dal fatto di essere stata usata dal governo, mi fa pensare che in questa partita nessuno sia innocente. Tranne Jefferson. Di tutti quelli che conosco, lui è l’unico che sarebbe rimasto fedele ai propri principi. Lui non avrebbe mai accettato compromessi.”
Insomma, ho adorato questa serie che ha saputo darmi uno spaccato sociale e politico interessante, senza dimenticare emozioni e personaggi stereotipati ma incredibili proprio per quel loro esagerato carattere, ma ancor di più la crudeltà dell’autore che non si lascia intimidire da un lieto fine desiderato, ma punta dritto a scelte ardite e memorabili, impossibili da non apprezzare.
La verità quindi è che non posso chiudere questa recensione con un voto negativo, per quanto la superficialità con cui il libro è narrato lo meriterebbe, ma voglio dare un voto complessivo alla trilogia che nel suo insieme merita davvero di essere letta. La mia valutazione per The Young World è 4/5. Quasi pieni voti per una storia che ha saputo tenermi incollata alle pagine, farmi ridere e trattenere il fiato per la suspense, sorprendendomi sino all’ultimo e capovolgendo ogni mia congettura.
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